George Tatge

  • Fotografo
  • Artista
  • Giornalista

George Tatge è nato a Istanbul nel 1951 da madre italiana e padre americano. Ha trascorso l’adolescenza tra l’Europa ed il Medio Oriente prima di trasferirsi negli Stati Uniti. Laureato in letteratura inglese, incominciò a studiare la fotografia con l’ungherese Michael Simon. Si trasferì in Italia nel 1973, lavorando prima a Roma come giornalista e quindi a Todi, dove ha scelto di vivere per dodici anni, scrivendo per Art Forum e altri, e portando avanti le sue ricerche fotografiche.

ABOUT ME

La Fotografia

La sua prima mostra in Italia è stata alla Galleria Il Diaframma di Milano nel 1973. Il primo libro, Perugia terra vecchia terra nuova, uscì nel 1981. Da allora ha presentato mostre in America ed in Europa e le sue opere fanno parte di collezioni tra cui quella del Metropolitan Museum di New York, del George Eastman House di Rochester, del Houston Museum of Fine Arts, del Centre Canadien d’ArchItecture a Montreal, del Helmut Gernsheim Collection a Mannheim e della Maison Européenne de la Photographie di Parigi.

george tatge foto home

” La mia personalità, la mia meticolosità, mi spingono a usare il cavalletto e questo formato con cui realizzi poche foto. […] Mi piace poi la lentezza, la ritualità del lavoro”

 

EVENTI

Todi 9 ottobre 2021

PRESENTAZIONE

delle mostre fotografiche

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Pubblicati con noi

Gli occhi della città

24.00
RITRATTI DI IERI E DI OGGI

Questa raccolta di ritratti dei miei compaesani tuderti costituisce una sorta di diario dei tanti anni che ho vissuto (e continuo a vivere) in questo luogo così speciale. Il mio non vuole essere un documento, bensì un’interpretazione personale. Dunque sarà una lettura soggettiva, parziale, piena di lacune e omissioni. La maggior parte delle persone che vedrete sono amici, artigiani, agricoltori e professionisti conosciuti per caso e frequentati negli anni.

Enigmi

18.00
PAESAGGI SENZA TEMPO

Il viaggio che George Tatge intraprende alla scoperta del territorio italiano va sotto il segno di un’analisi che è insieme lirica e impietosa, curiosa e lucida, sempre sorprendente anche quando affronta soggetti e temi all’apparenza noti, ai limiti dell’ovvietà. La scansione di questa partitura è immediatamente leggibile, si tratta di una progressione – di carattere quasi narrativo – dalla purezza alla contaminazione, dal predominio della natura alla compresenza di natura e artefatto, dall’assenza alla presenza dell’uomo attraverso i suoi segni. L’uomo esiste, in effetti, solo attraverso le tracce che ha lasciato nello spazio naturale, attraverso i mutamenti che gli ha imposto, attraverso l’impronta del proprio passaggio su di una terra che, peraltro, continua la sua vita, si evolve, quasi incurante di questa presenza, talvolta così violentemente ingombrante.

OTTOBRE 2021

L'intervista

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